Recensione: La sarta di Dachau di Mary Chamberlain #collaborazione Garzanti#2





Titolo: La sarta di Dachau
Autore: Mary Chamberlain
Prezzo di copertina: 16,90 €
Pagine: 320
Editore: Garzanti
Genere: narrativa
Data di uscita: 14 gennaio 2016


Sinossi:

Londra, 1939. Ada Vaughan non ha ancora compiuto diciotto anni quando capisce che basta un sogno per disegnare il proprio destino. E il suo è quello di diventare una sarta famosa, aprire una casa di moda, realizzare abiti per le donne più eleganti della sua città. Ha da poco cominciato a lavorare presso una sartoria in Dover Street, e la vita sembra sorriderle. Un viaggio imprevisto a Parigi le fa toccare con mano i confini del suo sogno: stoffe preziose, tagli raffinati, ricami dorati. Ma la guerra allunga la sua ombra senza pietà. Ada è intrappolata in Francia, senza la possibilità di ritornare a casa. Senza soldi, senza un rifugio, Ada non ha colpe, se non quella di trovarsi nel posto sbagliato. Ma i soldati nazisti non si fermano davanti a niente. Viene deportata nel campo di concentramento di Dachau. Lì, dove il freddo si insinua senza scampo fino in fondo alle ossa, circondata da occhi vuoti per la fame e la disperazione, Ada si aggrappa all’unica cosa che le rimane, il suo sogno. L’unica cosa che la tiene in vita. La sua abilità con ago e filo le permette di lavorare per la moglie del comandante del campo. Gli abiti prodotti da Ada nei lunghi anni di prigionia sono sempre più ricercati, nonostante le ristrettezze belliche. La sua fama travalica le mura di Dachau e arriva fino alle più alte gerarchie naziste. Le viene commissionato un abito che dovrà essere il più bello della sua carriera. Un vestito da sera nero, con una rosa rossa. Ma Ada non sa che quello che le sue mani stanno creando non è un abito qualsiasi. Sarà l’abito da sposa di Eva Braun, l’amante del Führer… La sarta di Dachau è un caso editoriale mondiale. Venduto in 26 paesi, ha conquistato il cuore dei librai e dei lettori inglesi. Una storia di orrore e di speranza, di vite spezzate e della capacità di sopravvivere grazie ai propri sogni. La storia di una donna che non si arrende e che continua a lottare anche quando tutto sembra perso.



Recensione:

Ringrazio moltissimo la Garzanti per avermi inviato una copia del romanzo.
Per chi mi conosce sa che amo molto leggere libri ambientati nel periodo della seconda guerra mondiale e in particolare quelli che trattano il tema dell’Olocausto.
La protagonista di questo romanzo è l’inglese Ada Vaughan, che ha un sogno, quello di diventare una sarta famosa e andare a Parigi ed aprire un negozio, diventare la nuova Coco Chanel.
E’ solo un sogno?Rimarrà tale?
E’ una persona semplice, la sua famiglia è modesta e non ha la possibilità di viaggiare, come invece vorrebbe fare, almeno fino a quando un giorno incontra un uomo molto più grande di lei che inizia a corteggiarla.
E' una ragazza molto ingenua che non crede e soprattutto non conosce ancora quanto cattive siano le persone e quanto sia crudele il mondo.
La ragazza decide di frequentarlo fino a che l’uomo le propone un viaggio a Parigi e Ada non esita a partire in questa nuova avventura, anche se sarà solamente per pochi giorni.
Ma la vita non segue sempre una linea retta e per la nostra protagonista le cose non saranno affatto semplici, la guerra irrompe in Europa e anche a Parigi.
Ada ben presto capisce che non può ritornare facilmente indietro dalla sua famiglia a Londra, ma dovrà lottare da sola per riuscire a sopravvivere.
Dopo una serie di eventi rocamboleschi, finisce come prigioniera a Dachau nella casa del comandante e per fortuna non nel campo di concentramento, ma la sua vita lì non è di certo facile, lavora giorno e notte, mangia e dorme pochissimo, i giorni sembrano essere tutti uguali senza speranza.
 “Si sentiva il cuore oppresso dalle catene, serrato nei ceppi. Amore e dolore, speranza e disperazione, passato e futuro . Cercava di impedire che vagassero nella sua mente di notte, che si aggrovigliassero come una matassa disordinata mentre giaceva per terra sui cuscini polverosi. Ma i pensieri erano ostinati come la seta…..[……]”
L’unica cosa che la teneva in vita era cucire, la sua abilità e il suo talento era usciti da Dachau e arrivati perfino in Germania.
La vita di Ada non era andata come lei si aspettava, gli eventi l’avevano travolta è come se si trovasse in un labirinto nel quale non riusciva a trovare l’uscita.
“Non era niente. Si fissò le mani, la rete di vene,le nocche puntute come guglie. Aveva la pelle screpolata, le unghie mangiate fino alla carne. Ecco cos’era diventata. Ossa e vene. Una carcassa vuota.”
Ada, è una ragazza coraggiosa, che non si perde d’animo ma è succube del sistema maschilista del tempo, delle convenzioni sociali e del poco rispetto della condizione femminile.
Non è ebrea, anzi quasi si definisce atea in una parte del libro, quindi non viene effettivamente rinchiusa nel campo ma nonostante questo anche lei subisce le conseguenze della guerra.
Mary Chamberlain è bravissima nel descrivere le sensazioni e le emozioni che prova Ada, con termini molto ricercati, pertanto i  lettori possiamo capire e immaginare ancora meglio cosa prova la ragazza e quali sofferenze ha dovuto subire.
Ada è un personaggio che non si scoraggia, forse ha avuto un momento di debolezza, ma poi ha capito che non poteva darla vinta a chi le voleva fare del male quindi si rialza ancora una volta con fatica, con dolore ma anche con caparbietà e tenacia. La ragazza ricorda sempre la famiglia che ha lasciato, gli affetti che forse non riuscirà mai ad riabbracciare.
La prima parte del libro a mio avviso è un po’ lenta non capivo cosa volesse raccontare l’autrice, poi invece andando avanti la storia mi ha appassionato in maniera inaspettata, coinvolgendomi molto. 
La storia di Ada è molto verosimile, anche se inventata, ed è molto coerente anche con il periodo storico in cui viveva, infatti si vede quanto l’autrice, già professoressa di storia, si fosse documentata prima di scrivere il suo libro.
Consiglio assolutamente la lettura di questo libro e la storia di questo personaggio femminile!




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