[INTERVISTA] Filippo Tapparelli con il suo libro L'inverno di Giona


Cari lettori,
oggi ospitiamo nel blog l'intervista a Filippo Tapparelli, autore del libro "L'inverno di Giona"  e vincitore del Premio Calvino.
Potete leggere la mia recensione al romanzo cliccando qui.

Prima di iniziare voglio ringraziare Filippo per la disponibilità e per aver accettato la mia intervista.
Non mi resta che augurarvi una buona lettura.

dal mio profilo Instagram



Alice: Parlaci del tuo libro “L’inverno di Giona”, com’è nata l’idea di scrivere questa storia?

Filippo : Allora, innanzitutto grazie per avermi voluto intervistare. È sempre un piacere per me rispondere alle domande dei lettori. Per rispondere alla prima e complicare un po’ le cose, la storia ha due origini: la prima è un racconto, la seconda una domanda.
Nel 2010 avevo scritto un racconto breve che raccontava di un bambino che si era perso nel bosco e che, nonostante fosse inseguito da qualcosa di terribile, era più spaventato di quello che gli avrebbe fatto il nonno se non fosse tornato in tempo per la cena. Mi ci è voluto qualche anno per capire che quel bambino si chiamava Giona e aveva bisogno di spazio per raccontare la sua storia.
La domanda invece era questa: «Una persona che non ha memoria di nulla e che non viene ricordato da nessuno, può dirsi vivo?»


Alice: Hai scelto di raccontare una storia particolare, toccando dei temi attuali come le violenze in ambito famigliare. Cosa ti ha spinto ad affrontare queste tematiche?

Filippo Tapparelli
Filippo: Non sono stato esattamente spinto. Credo che le storie siano nell’aria, come i semi del tarassaco e che ogni tanto trovino qualcuno o qualcosa su cui attecchire. La storia di questo libro è venuta da sé, senza alcuna scaletta. Io mi sono limitato a trascriverla. La violenza è parte integrante della natura umana e spesso si manifesta nelle nostre aree di sicurezza. È questo che la rende terribile, perché non ti lascia nemmeno un angolo in cui nasconderti.

Alice: Com’è nata la tua passione per la scrittura? E qual è per te la fase più difficile nello scrivere un libro: la raccolta delle idee, la stesura o la revisione del testo?

Filippo:La passione è nata per una scommessa. Ho aiutato per un po di tempo vari amici scrittori a mettere ordine nelle scene di combattimento dei loro romanzi (ho un passato da istruttore di scherma) e uno di loro un giorno mi ha detto: «Ma perché non scrivi qualcosa di tuo?» e io, ho cominciato.

Alice: Oltre a scrivere immagino che tu sia anche un lettore accanito. Cosa ti piace leggere e quali sono gli autori che preferisci?

Filippo: Sono un divoratore di libri, lo confesso. La prima stanza che ho arredato quando ho traslocato è stata la biblioteca: senza quella, non avrei avuto spazio nemmeno per mettere i sanitari in bagno. I miei autori preferiti al momento sono David Grossman, Chuck Palahniuk, Italo Calvino e John Steinbeck, ma è una lista molto mutevole, in quanto credo che esistano autori per ognuna delle fasi della vita.

Alice: Ti saresti mai aspettato di vincere il premio Calvino? Cosa hai provato? E ora hai un nuovo libro in cantiere?

Filippo: Assolutamente no. La prima emozione provata è stata lo stupore, seguita a ruota dall'incredulità e dal sospetto che fosse tutto un enorme scherzo. Ho cominciato a rendermi conto della portata di ciò che era accaduto solo quando ho visto per la prima volta "L’inverno di Giona" su uno scaffale di libreria. Emanuela Canepa, che ha vinto il Calvino nel 2017 mi disse che il premio, in un modo o nell'altro, mi avrebbe cambiato la vita, e così è stato.
Per quanto riguarda i futuri progetti, ho un nuovo romanzo in revisione e un terzo in prima stesura. Staremo a vedere cosa accadrà.

Ringrazio ancora Filippo, è stato molto interessante conoscere qualcosa di più sul romanzo e sull'autore.
Io vi lascio alla trama del libro e se vi va di leggere questa storia la potete trovare in ebook e in cartaceo sia online che in libreria.
Il libro è stato pubblicato da Mondadori.
A presto
Alice
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Trama del libro:

Io non temo il buio, anzi. Nel buio più profondo anche la paura procede a tentoni e io, invece, ho imparato a vederci.

“Non ti ho mai conosciuto davvero, padre. Uomo sparito, fantasma di un fantasma. Hai carne di vento, pelle di nebbia. Non ti riconosco eppure sei me centomila volte al giorno.” Siamo su una montagna ostile, fa molto freddo. Giona non ha ricordi. Ha poco più di quattordici anni e vive in un villaggio aspro e desolato insieme al nonno Alvise. Il vecchio, spietato e rigoroso, è l’uomo domina il paese e impone al ragazzo compiti apparentemente assurdi e punizioni mortificanti. In possesso unicamente di un logoro maglione rosso, Giona esegue con angosciata meticolosità gli ordini del vecchio, sempre gli stessi gesti, fino a quando, un giorno, non riesce a scappare.
La fuga si rivelerà per lui un’inesorabile caduta agli inferi, inframmezzata da ricordi della sua famiglia, che sembrano appartenere a una vita precedente, e da apparizioni stravolte.
In un clima di allucinata sospensione temporale, il paese è in procinto di crollare su se stesso e la terra sembra sprofondare pian piano sotto i piedi del ragazzo. La verità è quella che appare?
Solo un decisivo cambio di passo consentirà al lettore di raggiungere la svolta finale e comprendere davvero che cos’è l’inverno di Giona.



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