[RECENSIONE] Le parole lo sanno di Marco Franzoso

Cari lettori,
come state? Spero che vada tutto bene.
Oggi parliamo di una novità editoriale che mi è arrivata pochi giorni fa, grazie alla collaborazione con Qlibri, la recensione è già disponibile nel loro sito.

"Le parole lo sanno" è il nuovo romanzo di Marco Franzoso pubblicato da Mondadori.






Recensione

Il protagonista di questo libro è Alberto, un uomo di mezza età, che scopre di avere una malattia incurabile e che per combattere la paura, il senso di smarrimento e l'ansia per la sua condizione, decide di fingersi cieco.
Ogni giorno si reca in un parco e si siede sulla stessa panchina respirando e guardando la vita attorno a sé.

E' proprio il parco il centro della storia, in questo luogo avviene quasi tutta la vicenda, anche se l'autore scopre i vari tasselli del puzzle poco a poco, creando un meccanismo di attesa, utilizzando per di più frasi molto brevi.

"Sapevo fin troppo bene cosa sarebbe successo. Niente. Il tempo avrebbe fatto il suo lavoro inesorabile e il male giorno dopo giorno si sarebbe mangiato  parte di me. Era semplice"

Un giorno, accanto a lui si siede Flavia, giovane donna che inizia a raccontare ad Alberto la sua vita difficile, la sua voglia di scappare da un matrimonio sbagliato e da un marito ossessivo. Flavia è in una vera e propria crisi e sta mettendo in discussione la sua vita e le scelte che ha fatto nel suo passato.

Nonostante la sua condizione Alberto cerca di non vivere nell'angoscia e di non lasciarmi sopraffare dalla tristezza, ma è l'incontro con Flavia che gli darà, anche se per poco tempo, ancora la voglia di vivere.

"Ho cercato di non pensare. Non pensare, mi ripetevo. Tu non devi più pensare, nè al passato, nè al presente, tanto meno al futuro. Devi solo lasciarti vivere."

Ma da un momento all'altro Flavia non tornerà più al parco e ad Alberto non resterà che scrivere "la loro storia" in una sorta diario, sperando che almeno quelle parole possano arrivare alla donna e come ci dice il titolo, "le parole lo sanno dove andare."

La struttura del romanzo è una sorta di libro nel libro, il primo capitolo ci descrive la figura di un uomo che trova il diario su una panchina, è una sorta  di "messaggero neutrale" che ci introduce alla narrazione vera e propria.
Infatti, il suo compito è solo quello di accompagnare il lettore ad un livello successivo, portandolo a leggere quello che ha scritto Alberto.

Dopo questa prima parte sono andata un po' in confusione perché lo stile di scrittura è molto descrittivo e specifico, volto a spiegare "passo-passo" quello che faceva il protagonista o il personaggio della scena, a lungo andare annoia e sembra quasi un elenco; tipo : mi alzo, ho chiuso la porta alle mie spalle o sono uscita in strada.
Personalmente,  questo tipo di narrazione non mi entusiasma quasi mai, preferisco un testo che " premia" l'utilizzo dei dialoghi che avrebbero alimentato un po' il ritmo della storia.
Il lettore fatica a conoscere il protagonista, fino a pagina quarantatré non né conosce neanche il nome.

Ho trovato interessante e molto vivida la descrizione dell'ambientazione, che è il luogo d'incontro di Alberto e Flavia, il parco. Luogo dove,  in un certo senso, inizia e finisce il romanzo.

Quello che mi ha lasciato perplessa più di ogni altra cosa è stata la costruzione della trama che ho trovato poco verosimile.
Mi sembra molto forzato che una persona si sieda in una panchina e racconti ad uno sconosciuto, come se non fosse nulla, i propri problemi personali. Anche perché stiamo parlando di una donna che in teoria sta subendo della violenza domestica.
Molte donne non ne parlano con nessuno e Flavia lo dice al primo che incontra? Ad una persona che conosce appena? Non pensa che visto che il marito la controlla,  possa scoprire che ogni giorno incontri un uomo al parco?

Chi è veramente Flavia? Io non ho capito se sia una vittima inconsapevole o una carnefice e se le sue siano solo paranoie, inoltre penso che lei avesse capito fin dal principio, che Alberto non era cieco.
Io sono sempre dalla parte delle donne, ma in questo caso mi vengono dei campanelli di allarme, probabilmente l'autore doveva sviluppare maggiormente la storia per farci capire qualcosa in più su di lei.

Il lettore è comunque invogliato alla lettura, vuole capire cosa succede perché Flavia da un giorno all'altro sparisce, cosa le è successo?

**INIZIO SPOILER**
Il finale non soddisferà tutti i nostri punti interrogativi, anzi, rimane sospeso e non c'è nessun colpo di scena eclatante. Un finale che non possiamo definire tale.
**FINE SPOILER**

Non mi sento di dire nulla sul tema delicato della malattia, anche se ho letto altri libri su questo argomento, non riesco ad apprezzare o meno la scelta di parlare di un argomento così particolare.

Mentre la violenza sulle donne è un tema molto attuale e anch'esso complesso, qui viene trattato con molta superficialità, sembra quasi per fare "effetto" sull'emotività del lettore, a mio avviso non doveva essere inserito nel testo in questo modo.

Sicuramente l'autore sa scrivere e anche bene, molte frasi sarebbero da inserire come citazioni, starebbero bene nei social, ma la bella scrittura non si è sposata ad una trama altrettanto magnifica; l'intreccio inizialmente sembra avvincente ma poi scoppia come un palloncino non lasciandoci nulla.

Secondo me, il libro doveva essere sicuramente più lungo, per spiegare meglio alcune cose, alcuni passaggi e le scelte dei due personaggi principali.
Nella sovraccoperta l'editore ci descrive il libro come una possibile storia d'amore e un romanzo d'azione, due paroloni che magari possono passare inosservati ad un lettore "occasionale" ma non a me.

La storia d'amore tra Alberto e Flavia non la definirei tale, perché è un sentimento negativo che porta alla distruzione, all'allontanamento e anche ad altro che non svelo e non trovo azione sinceramente, perché manca quel qualcosa in più che l'autore non ha scritto e che noi ci aspettavamo.

Visto la recente riduzione dello sconto sui libri, non mi sento di consigliare questo libro perché l'autore con la sua storia e i suoi personaggi non è riuscito a trasmettermi nulla, ha trattato alcuni argomenti con leggerezza, senza un approfondimento psicologico e senza la dovuta profondità.

E' un vero peccato, perché all'inizio il romanzo mi stava piacendo.

***

Trama:

Quando viene informato di avere un male incurabile Alberto si procura un bastone e degli occhiali da cieco per congedarsi dalla vita da una dimensione già remota, sicura. Cerca rifugio in un parco, si siede su una panchina. Lui, malato terminale, sente la vita - le foglie dei rami che si muovono al vento, la luce che filtra tra il fogliame, il cinguettio degli uccelli - con una nitidezza struggente. Accanto a lui si siede una donna, Flavia, poco alla volta cominciano a parlare. Flavia ha un bambino neonato, dei problemi con il marito - ossessivamente geloso, violento forse. Tra loro nasce qualcosa di semplice, sorprendente, completamente inatteso. Alberto non ha nulla da perdere e decide di compiere un gesto estremo che possa salvare la vita di Flavia. Non saprà mai se ciò che ha fatto l'ha liberata o condannata all'infelicità, perché lei non tornerà più alla loro panchina. Ad Alberto non resta che scrivere: affidare a un diario il racconto di ciò che è accaduto.




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